Rieccomi! Riprendo il blog dopo sei lunghissimi mesi, ispirata da uno dei quiz che propongo (quasi) quotidianamente nelle stories di Instagram.

Uno dei dubbi più frequenti tra gli studenti di italiano è l’uso dell’ausiliare nei tempi composti. Neanche voi sapete quando usare essere o avere? Ve lo spiego in poche parole e vi lascio due attività alla fine del post, una per il livello A1 e l’altra per chi è almeno B1. L’esercizio per gli A1 è una breve biografia di Viola di Grado, autrice di Settanta acrilico trenta lana, da cui è tratto il secondo esercizio.
L’anno scorso, ho scelto, un po’ a caso, dei titoli di giovani scrittori italiani e li ho abbandonati sul kindle fino a luglio scorso, quando ho affrontato un grave lutto e l’unica cosa che riuscivo a fare per riposare un po’ la mente era leggere. Quindi ho provato a iniziarne uno o due, ma sono riuscita ad andare avanti solo con Settanta acrilico trenta lana, che ho letto in due giorni, mi è piaciuto il suo raccontare un dialogo interiore e una grande disperazione con autenticità e senza patetismi e poi il fatto che il linguaggio sia uno dei punti chiave della storia.
Ma torniamo ai verbi.
I verbi composti
Dunque, in italiano, abbiamo alcuni tempi verbali composti, formati, cioè, da due parole: il verbo ausiliare essere o avere coniugato in un determinato tempo e il verbo principale al participio passato, per esempio:
– il passato prossimo di cantare è ho cantato, ho è l’ausiliare avere al presente e cantato è il participio passato di cantare.
– il trapassato prossimo di cantare è avevo cantato, avevo è l’ausiliare avere all’imperfetto e cantato è il participio passato di cantare.
La scelta dell’ausiliare è la stessa in tutti i tempi.
L’ausiliare AVERE
La maggioranza dei verbi usa l’ausiliare avere, le grammatiche dicono: tutti i verbi transitivi e gli intransitivi inergativi. Con parole più intuitive: usiamo avere quando l’azione espressa dal verbo parte dal soggetto e raggiunge/include un altro elemento e, in genere, non indica una trasformazione del soggetto. Per esempio: Paolo (soggetto) ha costruito una casa (oggetto); La TV (soggetto) ha trasmesso il film (oggetto). I verbi di questi esempi sono transitivi. Con gli intransitivi inergativi, non c’è un oggetto, però lo possiamo immaginare 🙂 , per esempio: Ho dormito [un sonno]; Ho pianto [un pianto] e, comunque, non c’è la trasformazione del soggetto. Oltre a dormire e piangere, appartengono a questo gruppo parlare, camminare, ballare, nuotare, viaggiare, ecc.
L’ausiliare ESSERE
L’azione espressa dagli altri verbi intransitivi, invece, non ha affatto questo secondo elemento che partecipa all’azione, per esempio, in Paolo è andato a casa, solo Paolo partecipa all’azione e, inoltre, abbiamo un cambiamento di posizione del soggetto. La trasformazione – o il cambiamento, di stato o posizione – del soggetto è la principale caratteristica dei verbi che usano l’ausiliare essere, per esempio: Maria è sparita; La città è cresciuta; Siamo tornati in Italia. Tra gli intransitivi con ausiliare essere troviamo anche i verbi impersonali, come sembrare, bisognare, piacere, succedere, bastare.
Infine, usano l’ausiliare essere tutti i verbi riflessivi e pronominali. Esempi: Paolo si è svegliato alle 7; Non si sono accorti di niente.
ESSERE E AVERE
Per finire, abbiamo verbi che a volte sono transitivi e a volte intransitivi, come cominciare, finire e passare. Esempi: Ho finito i compiti <> Il fim è finito; Sono passato per la strada principale <> Ho passato una bella giornata.
E, per quanto riguarda i verbi atmosferici, piovere, nevicare e grandinare, un tempo si usava solo l’ausiliare essere, mentre oggi sono ammessi tutti e due, lo dice l’Accademia della Crusca!
Per aiutarvi a memorizzare i verbi di uso più frequente che usano l’ausiliare essere, c’è la famosa casa di essere, questa è la versione illustrata da Theo.
Se avete altri dubbi o volete più esempi, lasciate un commento qui sotto. 🙂
Ciao,
Desi